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Vittoria Pizzolitto - 28 aprile 2023

Quando nel '500 Portogruaro era parte della Patria del Friuli

di GIUSEPPE MARIUZ (Messaggero Veneto, 30 dicembre 2022)

Nel Cinquecento Portogruaro faceva ancora parte della Patria del Friuli, annessa dalla Repubblica di Venezia sin dal 1420. La città conosce in quel secolo floridezza economica e crescita demografica. Attrae manodopera anche dai territori posti oltre i confini della Repubblica Serenissima. Una numerosa comunità di tedeschi giunge a Portogruaro e i suoi membri aprono varie attività di fornai e panettieri, locandieri e osti, oltre che carradori, facchini, dazieri e scrivani della dogana del porto fluviale che da loro prenderà il nome di Fondaco (o Fontego) dei Tedeschi. Alla locanda del l'oste tedesco è un prezioso libro, per aspetto grafico, per iconografia e soprattutto per mole di materiale cui fa riferimento, scritto da Vittoria Pizzolitto e pubblicato dal Centro di documentazione "Aldo Mori". L'autrice spiega innanzitutto che Portogruaro diventa in quell'epoca il punto terminale della via di terra Pontebbana, detta anche delle Mercantie, asse fondamentale dei trasporti. Dalla città si dirigeva verso Portovecchio e proseguiva per Cintello e Cordovado, usava il guado sul Tagliamento presso Gleris e riprendeva la strada per Camino, San Daniele, Gemona e Venzone; raggiungeva poi la Carinzia attraverso Pontebba o a occidente il Tirolo attraverso il Passo di Monte Croce Carnico. La città ottiene il privilegio della riscossione del dazio sulle merci in transito per via d'acqua verso Venezia, che vengono ivi scaricate dai carri e stivate sui burci. Venezia esportava allora verso la Germania vino, olio, riso, vetro, sapone, uva passa, fichi, seta, cotone e spezie dell'Oriente. Importava tela, cera, chiodi, coltelli, ma soprattutto argento, piombo, rame e ferro. Nei magazzini della dogana, indicata come Fontego dei Tedeschi, il funzionario ha il compito di sovrintendere le operazioni, che uno scrivano registra, rilascia la bolletta e incassa il dazio che a ogni fine trimestre deve essere versato al Comune. Il titolo del libro prende spunto dalla locanda, situata di fronte al Fontego nel cuore economico della città, dell'oste usuraio e mediatore Querino Groff, tedesco nato in un villaggio della Baviera e sceso in Italia a esercitare la sua arte come altri connazionali. Attraverso gli atti del notaio che descrive alla sua prematura morte tutti i beni mobili e immobili lasciati in eredità veniamo a conoscere non solo l'elenco degli oggetti e il loro valore stimato dai periti, ma anche la collocazione nei vani interni della locanda (corredata da planimetrie), e inoltre della stalla, del fienile, della cantina e del "biavaro". Il registro dei debitori dà inoltre importanti indicazioni sulla provenienza dei mercanti che vi alloggiavano. Il libro di Vittoria Pizzolitto offre altresì molte informazioni sulla intera comunità dei tedeschi a Portogruaro e su alcune professioni.