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VINCITORE CONCORSO "SCRIVICINEMA"


CINEFORUM 2016-2017

CONCORSO

SCRIVICINEMA

A CIASCUNO LA SUA RECENSIONE

CINEFINE

Migliore recensione dell’anno è stata giudicata quella dedicata da GIADA TONETTO, IV C scientifico, al film di Stanley Kubrick, Arancia meccanica.

Motivazione

Giada Tonetto, con la recensione intitolata “Arancia meccanica, vita e morte di un uomo”, ha composto una straordinaria sintesi critica, che, con stile impeccabile, inquadra la drammatica questione morale sollevata dal capolavoro kubrickiano.

Menzioni speciali sono andate anche agli allievi Adwan Sukkar, II b Classico, e Alice Zanin, IV B s.a.

Arancia Meccanica, vita e morte di un uomo

Attesa, respiro sospeso nel buio, la familiare voce del nostro Alex trascina, sibilando d’ultraviolenza, le unghie che ci strappano la pelle.

Arancia Meccanica è uno di quei film divisi fra menti palpitanti d’amore e sguardi diffidenti. Ci vuole coraggio, un po’ come con Salò o le estremizzazioni in stile A serbian film (che poi il film sia discutibile è un discorso a parte). Certo è che, fuor di dubbio, il coraggio necessario in questo contesto è differente: è la forza di affrontare il proprio mondo sviscerato e mostrato in tutto il suo marcio.

Il disagio che scaturisce dalla visione del film è un qualcosa di dolce, catartico e finemente orchestrato: non vediamo violenza gratuita (e per “gratuita” s’intendono artifici da film splatter) o brutalità fini a se stesse. Ogni cosa è coniugata con l’altra in modo che l’armonia generale risulti completamente disgregata e s’incunei sotto la pelle dello spettatore.

La musica, musica classica, espressione di quei canoni di perfezione che sono telaio per la storia della nostra concezione di bellezza; musica stuprata da quella violenza che la usa come palcoscenico.

La sfera familiare, la casa, ci viene mostrata totalmente denudata della sua dimensione affettiva e diventa un semplice “luogo”, in cui il protagonista non interagisce con gli altri se non per il minimo indispensabile, ripiegandosi attorno al proprio essere, che potremmo identificare con il suo serpente.

Altro tema può essere l’infanzia rappresentata nel modo di relazionarsi, nel linguaggio e nell’atteggiamento dei drughi: un’infanzia che è marcita e li divora dall’interno, senza possibilità di risolversi in una maturazione esemplare.

Colpa di un’innata corruzione, di una distopica società prigione e aguzzina al contempo, o semplice iperbole di ciò che quotidianamente vediamo?

L’ultraviolenza di Alex e compagni non è altro che la ribellione contro una società che non lascia scelta. L’essere umano è nato per scegliere e questo implica la possibilità che scelga il male. Un’eventualità da prevedere, che se messa a tacere porta a risultati disastrosi.

La loro ultraviolenza è ovunque, davanti ai nostri occhi, veleno della nostra aria, accudita e nutrita da quel “potere” che Kubrick voleva pugnalare. Repressione nel ’71, repressione negli anni zero.

Potere che veramente è il Leviatano, ma che negli anni semplicemente impara a mascherarsi, a incipriarsi il naso.

Arancia Meccanica è denuncia e critica feroce, seppur irriverente. È il finale distruttivo che mostra come il risultato della “redenzione” non sia altro che la sopraffazione da parte dei lupi che popolano il mondo.

È la disperazione di un uomo che si è lasciato snaturare da una società fagocitante, grido e preghiera di un regista visionario e brutale ai suoi spettatori di ogni tempo: proseguite nella vostra anarchia, nella vostra rivolta, nella vostra trasgressione. È ciò che vi salverà.

 

Giada Tonetto 2017