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Stage al CERN 2018


Durante l'ultimo anno scolastico, il nostro istituto  ha, per la prima volta, selezionato una studentessa, Livia Santarossa, che è stata accettata dal CERN per uno stage, della durata di cinque giorni, durante l'ultima settimana di maggio. L'esperienza è stata estremamente interessante e di grande ispirazione per la nostra alunna che si è distinta nelle attività propostele, ricevendo le lodi delle sue tutor. Ecco una sua personale considerazione:

Una delle grandi pene dell’uomo contemporaneo è il senso di precarietà, l’incertezza. La situazione di crisi all’interno della quale da tempo versano le nostre società sembra essere considerata ormai come uno stallo irrisolvibile, che deve essere fatalmente accettato. E certo per accettarlo la prima condizione è di non porsi domande di nessun tipo, di non cercare di andare oltre il Velo di Maja che separa la volontà dalla rappresentazione. Al CERN accade il contrario: passo dopo passo, domanda dopo domanda si tenta di oltrepassare il limite, di approssimare sempre meglio la realtà. Solo un’indagine di questo tipo permette, a mio avviso, di afferrare fino in fondo il senso reale della crisi. Il sostantivo “crisi” deriva dal verbo greco “krìno” che vuol dire “separare”: essa è dunque un momento di separazione, la condizione di possibilità del cambiamento. Solo con la crisi un’idea in potenza si può concretizzare in fatto, solo con la crisi è possibile superare la negazione. Lo strumento che la ricerca scientifica ha costruito per risolvere la crisi è essenzialmente il suo metodo: analisi della situazione, formulazione di un’ipotesi, raccolta dei dati e verifica sperimentale. Credo che sia a oggi universalmente condivisibile che con questo metodo l’umanità si è garantita i migliori risultati nel corso della sua storia. Queste idee sono direttamente confermate dalla mia breve esperienza al CERN, che nasce esattamente in seguito a una delle crisi più terribili, a un conflitto mondiale con cinquanta milioni di morti. A fondarlo sono gli stati dell’Europa devastata dalla guerra, a oggi ventisei paesi ne sono membri finanziatori. A coloro che hanno tanto da interrogarsi sul senso dell’Europa, suggerirei di visitarlo, di vedere con i propri occhi la più grande comunità scientifica al mondo, che non conosce distinzioni di religione, sesso o provenienza. A sostegno di questo, basti ricordare la visita a SM18, dove tra le sequenze acceleratrici in riparazione ne spicca una realizzata al Fermilab di Batavia da una collaborazione fra Giappone e USA. E a coloro che non comprendono l’importanza di essere cittadini del mondo nel ventunesimo secolo, penso possa essere utile leggere la costituzione del CERN, che indica tra i suoi obiettivi principali non solo la ricerca, ma anche la diffusione del Know How e l’avanzamento tecnico (proprio qui nasce il World Wide Web), l’educazione e richiama all’integrità morale e intellettuale

 

Livia Santarossa