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25 Aprile

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RECENSIONE SPETTACOLO TEATRALE

“IL PASSO LIEVE DELLE OMBRE”

 

 Quanti almeno una volta nella vita sono andati a teatro? A tutti è capitato almeno una volta di ritrovarsi seduti su una poltroncina nel buio della sala a guardare gli attori alternarsi sul palco. Quanti possono invece dire di aver vissuto uno spettacolo teatrale? Pochi probabilmente.

Come si fa a viverlo? Sì, certo la capacità degli attori di trasmettere ciò che stanno interpretando è importante e senza dubbio gli attori dello spettacolo in questione hanno svolto questo compito egregiamente riversandovi dentro tutta la passione che li muove, ma la cosa più importante è permettere ai personaggi e alla storia di invaderci il cuore, di fluire nelle vene e catturarci così potremo vivere il teatro.

Ecco, io sento di aver permesso ai personaggi de “Il passo lieve delle ombre” di invadermi con le loro storie, nonostante non mi trovassi a teatro e tra me e i loro attori ci fosse uno schermo. Mi hanno trasmesso tutta l’urgenza di condividere quelle storie con noi, noi che, sebbene sia ripetitivo dirlo, siamo il futuro, noi che avremmo in fondo potuto essere tra loro se solo fossimo nati all'epoca. Ma l’avremmo fatto? Avremmo avuto il coraggio di difendere strenuamente il nostro Paese e TUTTI coloro che lo abitano senza alcuna distinzione di sesso, razza, religione, etnia o altro? Ciò che è certo è che loro il coraggio l'hanno avuto, eccome. Sono morti per questo, per noi e per la nostra libertà.

Come dice Levi, noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case, consideriamo se questo è un uomo? Qualcuno che muore ucciso magari da soldati suoi stessi compaesani, di fronte alle persone con cui è cresciuto o solo dietro un angolo la mattina all’alba. Tutto per aver difeso la libertà, un diritto che noi diamo per scontato, ma che in realtà non lo è e ci sono persone nel mondo che ancora oggi ne sanno qualcosa.

Ecco, questo spettacolo mi ha fatto capire tutto ciò trascinandomi in un vortice di emozioni: prima la gioia, poi la tristezza, la rabbia e ancora la paura, la frustrazione, il sollievo e la disperazione. Tutti questi Esseri Umani che hanno avuto davvero il coraggio di esserlo scegliendo la via più difficile.

Ho molto apprezzato l’uso di pochi e semplici elementi per raccontare le loro storie: un telo bianco, la luce e, se necessario un foglio, una penna  o un cesto ma nulla di più. E’ stato bello pure il fatto che sia stata raccontata anche la loro vita prima di diventare partigiani, perché ha fatto capire cosa volevano fare nella loro vita, chi volevano essere e che sogni avevano; ha fatto capire che loro erano come noi con l’enorme differenza che hanno preso una decisione dopo la quale non si torna più indietro.

Non posso negare di aver pianto ogni volta che uno di loro moriva; se per ognuno di loro la morte significava lasciare la propria vita e i propri cari, per chi rimaneva era come una palla di piombo legata al piede, un dolore che resta e che neppure il tempo può pensare di guarire.

Sento di dover ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo spettacolo, ma soprattutto tutti coloro la cui storia è stata raccontata o coloro che hanno preso parte a quei movimenti per la libertà, anche se forse un grazie non è abbastanza è tutto quello che per ora posso fare.

G. P. 2 CS